CORSO DI TIPOGRAFIA PER AVVOCATI

 

Un avvocato civilista di Los Angeles, Matthew Butterick[1], ha realizzato un sito dal titolo Typography for Lawyers con lo scopo di insegnare agli avvocati ad adottare i giusti accorgimenti tipografici nella stesura degli atti. Insomma un vero e proprio corso di tipografia espressamente pensato per gli avvocati.

L’idea di fondo è che prestando attenzione allo stile tipografico di  un documento legale — dalla scelta dei font all’impaginazione — esso possa risultare esteticamente più gradevole, più chiaro ed, anche, più persuasivo. Secondo il legale americano, infatti, scrivere un’intera memoria, ad es., con font Times New Roman a dimensione 12, equivale a discutere oralmente una causa davanti al giudice, stando immobili, con gli occhi bassi, fissi sul foglio, leggendo con voce monotona, finendo così inevitabilmente per perdere l’attenzione del giudice. Così come presentare uno scritto poco curato corrisponderebbe a presentarsi in udienza senza essersi fatti una doccia, lavati i denti, pettinati i capelli o con una camicia o delle scarpe sporche.

Ovviamente Butterick tiene pure a precisare che lo stile tipografico è sicuramente importante, essendo importante come le cose vengono presentate, ma la sostanza delle argomentazioni e la qualità dello scritto rimangono ancora la cosa più importante.

 

Vediamo dunque quali sono le regole tipografiche che un buon avvocato dovrebbe conoscere e mettere in pratica nella redazione dei propri scritti difensivi.

 

Virgolette semplici o virgolette inglesi?

Vietato sottolineare. Solo grassetto e corsivo.

Cosa centrare e cosa no?

Giustificare il testo

Indentazione prima riga e spazio tra i paragrafi

PAROLE E FRASI IN MAIUSCOLO

Trattini “più o meno lunghi”…

Elenchi numerati

I vari tipi di “spazi bianchi”

Le tabelle

Orfane e vedove: il controllo delle righe isolate

Altre opzioni per la distribuzione del testo del paragrafo

Consigli vari

Tipi di font

Conclusioni


Virgolette semplici o virgolette inglesi?

Le virgolette semplici (Straight quotes) sono quelle dritte verticali, ossia ' (singola o apice) e " (doppia).

Le virgolette inglesi (Curly quotes), invece, risultano maggiormente aggraziate e leggibili, e sono di due tipi a seconda che aprano (‘ e “) o chiudano (’ e ”) la citazione.

http://www.typographyforlawyers.com/pix/curlyquotes.gif

Secondo Butterick, mai e poi mai andrebbero utilizzate le virgolette semplici[2].

La buona notizia è che Microsoft Word converte automaticamente le virgolette semplici in virgolette inglesi[3].

 

Vietato sottolineare. Solo grassetto e corsivo.

Andrebbe evitato l’uso della sottolineatura perché “inventata” ai tempi delle macchine da scrivere come unico modo per enfatizzare un testo non esistendo, all’epoca, il grassetto e il corsivo. Viene consigliato dunque di usare il corsivo per sottolineare un concetto (ma noi, in Italia, il corsivo lo utilizziamo prevalentemente per le citazioni, tipicamente della giurisprudenza). Rimane il grassetto. Viene invece sconsigliato, senza spiegarne bene il motivo, il grassetto-corsivo. Si raccomanda, poi, sia con riferimento all’uso del grassetto che del corsivo, di non eccedere poiché, dovendo servire a mettere in evidenza un concetto, se si mette in evidenza tutto (o troppo) è come non mettere in evidenza niente. Sconsigliatissimo è poi scrivere un intero paragrafo in grassetto (perché magari ritenuto particolarmente importante) dovendo limitarsi a mettere in grassetto solo le parole o piccole frasi più significative del periodo.

Un’alternativa all’uso del grassetto e del corsivo per evidenziare una parte del testo può essere l’uso del maiuscoletto che è come il maiuscolo ma con l’altezza del minuscolo.

 

Cosa centrare e cosa no?

Vi sarebbe un abuso nell’uso del testo centrato.

Esemplificativamente il testo centrato dovrebbe essere utilizzato per i titoli delle varie sezioni dello scritto difensivo (come “PREMESSE”, “FATTO E DIRITTO”, “CONCLUSIONI”, ecc.) mentre non andrebbe usato, ad es., per i titoli dei vari motivi/punti dello scritto difensivo. Nemmeno eventuali tabelle presenti nel documento andrebbero centrate ma andrebbero, invece, lasciate allineate a sinistra.

 

Giustificare il testo

Si ritiene che sia meglio giustificare il testo (da al documento un aspetto più chiaro e formale), anche se si precisa che gli spazi aggiunti tra le parole potrebbero distrarre la lettura e che giustificare o non giustificare il testo è solo una questione di preferenze personali e non è indice di uno “stile tipografico professionale”. Personalmente non sono affatto d’accordo con l’autore del sito su questo punto: a mio avviso un atto, una lettera o qualsiasi altro documento legale presentato senza giustificare il testo risulta estremamente “sciatto”. Comunque non si può fare a meno di notare come tutti gli articoli del sito siano scritti con testo allineato a sinistra non giustificato.

Infine si consiglia di attivare la sillabazione quando si giustifica il testo in modo che, andando a capo, non si creino spazi troppo grandi tra le parole; il che potrebbe anche essere condivisibile.

 

Indentazione prima riga e spazio tra i paragrafi

Ci sono due modi per segnalare l’inizio di un nuovo paragrafo: l’indentazione della prima riga e lo spazio tra i paragrafi. Secondo Butterick questi due metodi vanno utilizzati in alternativa tra loro e non cumulativamente. Insomma se si usa l’indentazione della prima riga non si deve lasciare lo spazio tra i paragrafi e viceversa. Personalmente, spesso uso, cumulativamente, sia lo spazio tra paragrafi che l’indentazione della prima riga e non ci trovo proprio nulla di male... J

Naturalmente non bisogna usare gli spazi per creare l’indentazione, ma nemmeno il Tab. Bisogna invece utilizzare esclusivamente la relativa proprietà di paragrafo. Allo stesso modo per inserire lo spazio tra i paragrafi non bisogna inserire un Invio tra i paragrafi ma usare la relativa proprietà di paragrafo. 

 

PAROLE E FRASI IN MAIUSCOLO

Andrebbe limitato al massimo l’uso di testo scritto tutto maiuscolo che risulta anche più faticoso da leggere perché rende più omogenee le forme rispetto al minuscolo. L’uso del maiuscolo è dunque consentito solo per brevi titoli (meno di una riga) e in poche altre occasioni.

Inoltre, non è necessario, come spesso si vede fare negli atti difensivi, mettere i nomi delle parti o i termini chiave tutti in maiuscolo (o peggio in maiuscolo e grassetto). Dunque andrà scritto “Tizio Tizi” e non “TIZIO TIZI”.

Viene inoltre consigliato di mettere uno spazio tra le lettere per rendere più leggibile il testo scritto in maiuscolo (es. T R I B U N A L E    D I   S P O L E T O anziché TRIBUNALE DI SPOLETO). Un altro metodo può essere quello di espandere la spaziatura tra i caratteri (in Word: Finestra Carattere – Scheda Spaziatura e posizioneSpaziatura).

Un’alternativa all’uso del MAIUSCOLO può essere l’uso del maiuscoletto.

Bisogna evitare, infine, di scrivere interi blocchi di testo tutti in maiuscolo come accade spesso, ad es., nei testi dei contratti nell’errata convinzione che ciò serva a dare più importanza a quel periodo: se c’è una parte particolarmente importante nel contratto, l’ultima cosa che voglio è che chi legge la scorra velocemente perché è difficile da leggere. Un modo per evidenziare una parte di un contratto può essere quello di mettere una cornice intorno ad essa oppure farla precedere dalla parola IMPORTANTE (ma lasciando il resto del testo in minuscolo).

Altro comportamento deprecabile è quello di inserire il “disclaimer” in fondo alle e-mail tutto in maiuscolo.

 

Trattini “più o meno lunghi”…

Bisogna distinguere tra:

il segno meno[4]: -

trattino[5] (ALT+150[6]): –[7]

trattino lungo[8] (ALT+151[9]): —

Questi segni pur essendo simili non sono intercambiabili.

Il segno meno viene usato per:

-      andare a capo

-      dividere due parole (es.: e-mail)

Il trattino (en dash) viene usato per:

-      indicare un intervallo di valori (es. 10–100 o A–G)

-      sottolineare una connessione o un contrasto tra una coppia di parole (es.: i rapporti Italia–Francia; la dicotomia buono–cattivo, ecc.)

Il trattino lungo (em dash) viene utilizzato per indicare una pausa tra due frasi o un inciso. Esso va utilizzato quando una virgola appare “troppo poco” e un punto e virgola o una coppia di parentesi appaiono eccessivi. Secondo Butterick anche in questo caso non si dovrebbero mettere spazi tra il trattino lungo e le lettere che lo precedono e seguono (es. La Cassazione—che ha funzione nomofilattica—ha stabilito[...]). Io, personalmente, uno spazio preferisco metterlo (La Cassazione — che ha funzione nomofilattica — ha stabilito[...]) per favorire la leggibilità del testo; d’altronde lo stesso Butterick ci dice (nei commenti) che, ad esempio, il New York Times usa il trattino preceduto e seguito dallo spazio, quindi...

Bisogna poi assolutamente evitare di digitare due (--) o tre (---) segni meno al posto dei trattini. Ci sono i trattini quindi usiamo quelli[10].

Per fare in modo che il testo non vada a capo incontrando uno di questi simboli occorre inserire un “non‑breaking hypen[11].

 

Elenchi numerati

Per quanto concerne gli elenchi numerati, si sconsiglia l’utilizzo sia dei numeri romani — sia maiuscoli (I, II, III) che minuscoli (i, ii, iii) perché difficili da leggere e “decifrare” e perché confondibili tra loro — sia delle lettere, maiuscole (A, B, C) o minuscole (a, b, c). Si consiglia, invece, di usare più livelli di numeri.

 

Ad esempio, anziché:

 

I primo punto primo livello

                A primo punto secondo livello

                B secondo punto secondo livello

                               1 primo punto terzo livello

                               2 secondo punto terzo livello

                C terzo punto secondo livello

II secondo punto primo livello

 

usare:

 

1. primo punto primo livello

                1.1 primo punto secondo livello

                1.2 secondo punto secondo livello

                               1.2.1 primo punto terzo livello

                               2.2.2 secondo punto terzo livello

                1.3 terzo punto secondo livello

2. secondo punto primo livello

 

Questo sistema, in effetti, appare più comprensibile e permette di capire sempre chiaramente in quale punto dell’elenco ci si trova.

 

I vari tipi di “spazi bianchi”

Esistono 6 diversi tipi di spazi:

-                lo spazio “classico” della barra spaziatrice

-          il “non­breaking space

-          il carattere di tabulazione (tab)

-          l’interruzione di riga (hard line break)

-          l’interruzione di paragrafo (carriage return)[12]

-          l’interruzione di pagina (hard page break)

Ognuno di essi ha una funzione diversa e va usato “lo spazio giusto” a seconda dei casi. Ciò per due ragioni principali: ottenere il risultato voluto con il minor numero di digitazioni (si pensi al digitare tanti spazi fino ad arrivare alla riga successiva anziché premere Invio per andare a capo oppure al premere tante volte Invio anziché inserire un’interruzione di pagina per inserire un paragrafo che deve cominciare in una nuova pagina) e poter gestire meglio il testo successivamente (ad es. se si sono inseriti degli invii per andare a pagina nuova, quando andremo ad inserire nuove righe di testo prima di quel punto, il testo scorrerà e ci troveremo uno spazio vuoto nel punto in cui intendevamo andare a pagina nuova, cosa che non sarebbe successa usando l’interruzione di pagina). Perdere un po’ di tempo per imparare ad usare correttamente tali caratteri ci apporterà molti benefici in futuro.

Lo spazio ha l’unica funzione di creare uno spazio bianco tra due parole! Allo stesso modo, la barra spaziatrice ha una sola funzione: inserire un singolo spazio. Non bisogna usare la barra spaziatrice come un “distributore di spazi”, tenendola premuta e guardando scorrere il cursore sullo schermo.

Il “non-breaking space” appare come un normale spazio ma impedisce al word processor di mandare a capo in quel punto. Per inserire questo carattere in word premere Shift+Ctrl+Barra spaziatrice. Risulta utile quando l’andare a capo spezzerebbe due parole che per chiarezza devono stare insieme. Funzione simile ha il “non-breaking hypen”.

Il carattere Tab permette di inserire una tabulazione nel testo (spazio bianco) muovendo il cursore nel punto dove si trova il segno di tabulazione[13] seguente, impostato dall’utente o di default. Non usare il Tab per inserire uno spazio all’inizio di un paragrafo, a tale scopo servirsi dell’indentazione “rientro prima riga” (). Non usare il carattere Tab nemmeno per incolonnare il testo, a tale scopo servirsi di una tabella.

L’interruzione di riga sposta il cursore all’inizio della riga successiva senza iniziare un nuovo paragrafo.

L’interruzione di paragrafo (a capo) viene usato per iniziare un nuovo paragrafo. Come per lo spazio, va usato soltanto una volta. Per lasciare più spazio tra i paragrafi servirsi delle proprietà del paragrafo e non dell’inserimento di più “a capo” consecutivi.

L’interruzione di pagina sposta l’inserimento del testo all’inizio della pagina successiva. Va usata questa funzione, e non “a capo” multipli per i motivi illustrati in precedenza.

 

Le tabelle

Secondo Butterick le tabelle sono uno degli strumenti più comodi presenti in un word processor e sono spesso la miglior soluzione per risolvere problemi di layout specie quando non è possibile fare ciò che si vuole utilizzando semplicemente spazi vuoti. Le tabelle, però, possono essere difficili da usare perché l’interfaccia utente per la loro modifica è complessa.

Il consiglio principale circa l’uso delle tabelle è quello di utilizzare i bordi delle stesse soltanto durante l’inserimento delle informazioni e poi di nasconderli in modo che il testo contenuto nelle celle crei una griglia implicita. Ciò perché i bordi possono rendere difficile la lettura del testo soprattutto quando si tratta di tabelle con molte celle di piccole dimensioni.

L’altro consiglio è quello di aumentare la dimensione dei margini delle celle rispetto a quella predefinita per rendere il testo più leggibile.

 

Orfane e vedove: il controllo delle righe isolate

Quando solo la prima riga di un paragrafo si trova in fondo alla pagina ed il resto del paragrafo prosegue nella pagina successiva, tale riga è detta orfana. Quando, invece, tutto il paragrafo si trova in fondo alla pagina e solo l’ultima riga dello stesso si trova nella pagina successiva, tale riga è detta vedova. Il controllo delle righe orfane e vedove (in Word: nella finestra di dialogo “Paragrafo”, scheda “Distribuzione testo”, “Controlla righe isolate”), sposta la riga orfana nella pagina successiva insieme al resto del paragrafo mentre in caso di riga vedova sposta tutto il paragrafo alla pagina successiva. Il consiglio è quello di usare il controllo delle righe isolate solo quando vedove ed orfane causano evidenti problemi, altrimenti si ritiene che lo spazio vuoto lasciato in fondo alla pagina sia più fastidioso delle righe orfane e vedove.

Altre opzioni per la distribuzione del testo del paragrafo

Oltre al controllo delle righe orfane e vedove vengono analizzati anche altri tre tipi di controllo della distribuzione del testo presenti nella scheda “Distribuzione testo” della finestra di dialogo “Paragrafo”. Essi sono:

Mantieni assieme le righe” che indica che il paragrafo selezionato non deve essere diviso su due pagine;

Mantieni con il successivo” che lega l’ultima riga di un paragrafo con la prima del successivo. Questa opzione fa si che due paragrafi non vengano spezzati su due pagine. Essa funziona come la precedente ma lavora tra i paragrafi anziché all’interno di un paragrafo. Questa opzioni andrebbe utilizzata sempre per i titoli per evitare che il titolo si trovi in fondo alla pagina ed il relativo testo cominci nella pagina successiva;

Anteponi interruzione” che garantisce che il paragrafo inizi in una nuova pagina.

 

Consigli vari

Vi sono poi altri consigli sparsi nelle varie sezioni del sito, tra cui i seguenti:

-          Anziché usare tre puntini [...] usare l’apposito carattere […] (c.d. ellipsis)

-          Usare il carattere underscore (_) per creare una linea bassa ___________ (ad es. per la firma)

-          La dimensione ideale di carattere da usare per il corpo del testo è compresa tra 10 e 12 punti. Ma spesso ciò può variare a seconda del tipo di font utilizzato.

-          Attivare la crenatura dei caratteri (in Word: Finestra Carattere – Scheda Spaziatura e posizione)

-          Usare sempre il colore nero del testo per i documenti. In altri casi, come per i biglietti da visita, potrebbe essere possibile usare, con moderazione, anche testo colorato: preferire comunque diverse sfumature dello stesso colore piuttosto che più colori contrastanti.

-          L’interlinea ideale sarebbe tra il 120% e il 145% della dimensione del carattere (quindi, ad esempio, con carattere di dimensione 11 bisognerebbe usare un’interlinea di 13-16 punti)

-          La lunghezza ideale di una riga sarebbe tra i 45 e i 90 caratteri (spazi inclusi). Secondo me 45 caratteri per riga sono davvero troppo pochi: mi terrei sempre almeno sopra i 70 caratteri (spazi inclusi).

-          L’uso di testo in colonne è raro nei documenti legali. Esso potrebbe comunque essere usato, ad esempio, per la redazione di contratti. In ogni caso si consiglia di non inserire mai più di tre colonne per pagina.

-          Si consiglia, infine, di utilizzare gli stili anziché formattare ogni paragrafo separatamente.

 

Tipi di font

Vi sono due tipi di font di caratteri: monospazio e proporzionali. I primi sono caratterizzati dal fatto di avere tutti i caratteri della stessa larghezza mentre i secondi hanno caratteri di larghezza variabile. I caratteri proporzionali sono generalmente considerati più attraenti e più facili da leggere. I font monospazio sono più difficili da leggere ed occupano più spazio orizzontalmente (ciò è più evidente per i caratteri stretti come i, l, t, f, segni di punteggiatura, ecc.). Essi vennero inventati per le vecchie macchine da scrivere. Un tipico esempio di carattere monospazio è il Courier.

Ecco un esempio:

Attualmente l’uso di caratteri monospazio è tendenzialmente sconsigliato essendo ormai venuti meno i motivi che avevano portato alla loro adozione[14].

Il sito in commento non ne parla ma io aggiungerei che i font si distinguono anche nei font con grazie e font senza grazie. I primi sono quelli i cui caratteri possiedono alle estremità degli allungamenti ortogonali, detti appunto grazie, mentre i secondi ne sono privi. I font con grazie sono considerati preferibili perché più gradevoli esteticamente e di più facile lettura. Un tipico esempio di font con le grazie è il Times New Roman. Esempio di font senza grazie e invece Arial.

Si può poi distinguere tra i font di sistema e gli altri font. Ovviamente i font di sistema sono quelli che già si trovano di default nel proprio computer (rectius: nel sistema operativo) mentre gli altri sono quelli che vanno acquistati ed installati successivamente. I font di sistema hanno tre difetti:

-          sono molto diffusi perché essendo già presenti nel sistema vengono utilizzati da molte persone. Di conseguenza non risultano molto originali;

-          sono spesso ottimizzati per essere visualizzati sullo schermo e non per la stampa (ad es. Georgia, Verdana e Calibri);

-          alcuni sono davvero brutti.

In ogni caso, tra i vari font di sistema (ossia inclusi nel sistema Windows, nel sistema Mac o in Office) viene stilata una sorta di classifica che va dai migliori fino a quelli assolutamente da evitare (anche se io ritengo che nella scelta incidano sempre anche i gusti personali).

font.JPG

 

Alcuni dei font di sistema più comuni vengono poi passati in rassegna indicando anche alternative (font simili ma considerati migliori). Ecco alcuni esempi:

arial.JPG

 

Fra i font a pagamento, invece, per gli scritti legali si consigliano: Sabon (per gli atti), Stempel Garamond (per la corrispondenza), Lyon Text, Miller, Minion, Williams Caslon, Mercury

 

Quanto poi all’usare diversi font nello stesso documento ciò è possibile ma non indispensabile. E’ possibile già ottenere diversi aspetti dallo stesso font usando grassetto, corsivo, maiuscoletto, ecc. In ogni caso, l’uso di due font è quasi sempre accettabile, meno accettabile è l’uso di 3 font, e quasi mai andrebbero usati 4 o più font in uno stesso documento. Di solito è comunque meglio usare nello stesso documento font simili piuttosto che font molto diversi tra loro. Infine, non bisognerebbe mai usare font diversi nello stesso paragrafo.

 

Matthew Butterick precisa poi che il font usato costituisce soltanto un ingrediente di un buono stile tipografico per il quale non sono né necessari né sufficienti dei buoni font. Si può ottenere un’eccellente stile tipografico usando i font di sistema così come si può ottenere un pessimo stile tipografico utilizzando font eccezionali.

 

 

Conclusioni

 

Nella “guida” di Matthew Butterick vengono poi affrontate questioni che concernono esclusivamente il mondo americano, dove, a quanto pare, c’è l’abitudine di mettere due spazi anziché uno alla fine della frase. Sembrerebbe che tale abitudine risalga ai tempi delle macchine da scrivere, quando i doppi spazi aiutavano a distinguere meglio le frasi, e che sia sopravvissuta fino ai giorni nostri. Non mi risulta che in Italia qualcuno usi il doppio spazio dopo il punto.

Vi sono poi sezioni che, secondo me, hanno più a che fare con l’uso della lingua che con lo stile tipografico, come, ad es., quando vada usata la virgola e quando il punto e virgola. Lo stesso dicasi per il consiglio di utilizzare più spesso frasi interrogative negli atti difensivi o quello di non usare più di un punto esclamativo ogni tre pagine.

 

Nelle ultime sezioni del sito troviamo, infine, anche consigli su come dare un buon aspetto tipografico ai nostri biglietti da visita o al nostro curriculum vitae o consigli sul tipo di stampante da scegliere o, ancora, su come creare un file PDF.

 

 

Una volta finito di leggere l’intero contenuto del sito, due sono state le principali considerazioni “negative” che mi sono sorte spontanee:

1)      Molte delle cose affermate nel sito, e date per verità assolute, sono in realtà opinabili potendo dipendere da gusti personali, contesto, ecc.

2)      La maggior parte delle sezioni del sito enunciano concetti generici circa la corretta impostazione tipografica di un testo, non specifici per avvocati

 


 

[1] Il quale ci racconta che prima di diventare avvocato aveva conseguito una laurea in arte presso la Harvard University specializzandosi in design grafico e tipografia e di aver lavorato, dopo il college, come disegnatore di Font digitali e di essersi poi dedicato allo sviluppo di siti web.

[2] Vanno però usate le virgolette semplici per indicare minuti e secondi (es. 10' e 50'')

[3] Tale comportamento di Word può comunque essere modificato agendo sulle “Opzioni di correzione automatica”.

[4] hyphen

[5] en dash

[6] Per chi usa il Mac: Option+segno meno; per rendere questo trattino in HTML: &ndash

[7] Microsoft Word in alcuni casi converte automaticamente il segno meno nel più lungo trattino (en dash).

[8] em dash

[9] Per chi usa il Mac: Shift+Option+segno meno; per rendere questo trattino in HTML: &mdash

[10] Trucchetto: potete impostare le opzioni di correzione automatica in modo che Word converta automaticamente due segni meno consecutivi (--) in trattino (en dash (–)) e tre segni meno consecutivi (---) in trattino lungo (em dash (—)); oppure, sempre in Word, si può ottenere il trattino (en dash) premendo i tasti Ctrl + segno meno del tastierino numerico ­ed il trattino lungo (em dash) premendo Ctrl + Alt + segno meno del tastierino numerico.

[11] In word: Shift+Ctrl+segno ‘-‘

[12] Il “classico” a capo che si ottiene premendo il tasto Invio

[13] Esistono numerosi segni di tabulazione come Tabulazione sinistra, Tabulazione centrata, Tabulazione destra, Tabulazione decimale, Tabulazione a barre, ecc.

[14] Peraltro scopriamo che in alcune Corti americane, ad es. nel New Jersey, è obbligatorio l’uso del Courier come font.

 

 

Commenti

 

Data: 18/04/2012 16:47

 

Nome Utente: Paolo

 

Commento: Anch'io sono un Collega appassionato di tipografia. questo mi ha portato a procurarami un sacco di fonts non di sistema tra cui non so scegliere. Me ne indicheresti uno tra: Simoncini Garamond, ITC Galliard, Bulmer, DeVinne, Newaster

Grazie

 


 

Data: 19/04/2012 12:30

 

Nome Utente: Avv. Massimiliano Silveri

 

Commento: Caro Collega, come già  detto nell'articolo, molto dipende dai gusti personali. Fra i font da te indicati, personalmente, opterei per il Garamond per gli atti e per il Galliard o il Bulmer per la corrispondenza.

 


 

Data: 20/04/2012 16:47

 

Nome Utente: Paolo

 

Commento: Grazie Collega! Comunque se hai altri fonts da suggerire (e possibilmente originali) sono ben accetti....Complimenti per la pagina e a presto
 


 

Data: 09/01/2013 18:55

 

Nome Utente: misstypo

 

Commento: Semplicemente fantastico!
se posso permettermi tra i font migliori consiglierei anche il Bembo (fra i graziati) e il Rotis (fra i bastoni).
È bello sapere che c'è ancora qualcuno che usa correttamente i segni diacritici.
 


 

Data: 09/01/2013 20:54

 

Nome Utente: Avv. Massimiliano Silveri 

 

Commento: Grazie misstypo per la segnalazione dei due font!
Per quanto riguarda il Bembo è interessante sapere che si tratta di un carattere tipografico creato da Francesco Griffo da Bologna per l'edizione del De Aetna di Pietro Bembo.(fonte wikipedia ;) ) e viene utilizzato principalmente come font per la stampa di libri. Dovrebbe far parte dei font a pagamento ed il relativo copyright dovrebbe appartenere alla Monotype Design Studio che l'ha disegnato nel 1929, ma viene distribuito anche da Adobe. Sinceramente non mi entusiasma. Per quanto di nostro interesse potrebbe essere adatto per la redazione di atti anche se ho l'impressione che a lungo andare tenda un po' a stancare la vista del lettore.
Per quanto riguarda il Rotis, anch'esso a pagamento, è un font decisamente più recente sviluppato nel 1988 da Otl Aicher, un graphic designer tedesco. Esso esiste nelle versioni con serif pieni (serif), con serif accennati (semi-serif), senza serif ma con variazioni di spessore nel carattere (semi-sans), senza serif e variazioni di spessore nel carattere (sans).Viene utilizzato per la stampa di libri, di giornali e riviste oltre che in documenti e corrispondenza commerciale. Ai nostri fini ritengo possa essere utilmente utilizzato sia per la redazione di atti che per la corrispondenza. In particolare lo trovo molto adatto, nella versione Serif, per la stampa degli atti.  

 
 

Data: 04/04/2015 15:05

 

Nome Utente: Ettore Lorello 

 

Commento: Lavoro nel campo delle TLC e scrivo molti documenti di tipo tecnico. Mi sono spesso chiesto come va scritto un documento dal punto di vista dei font e del layout. Leggendo questa guida ho trovato molti spunti e suggerimenti che mi saranno utili.
Grazie per gli ottimi consigli. 


 

Data: 17/03/2017 14:50

 

Nome Utente: DiegoM 

 

Commento: Mi occupo di informatica, uso primariamente piattaforme Linux e LibreOffice per la videoscrittura.
Testo interessante; mi è spiaciuto non trovare alcuna nota relativamente alle licenze d'uso dei fonts, che potrebbero portare a problemi in termini di diritti (ad esempio con l'uso dei font proprietari come Calibri).
Oggi esistono alternative di fonts assai valide (vedi su google fonts) e con licenza aperta, in molti casi metricamente compatibili con fonts preinstallati nei sistemi ma proprietari.

 


 

Data: 01/05/2017 02:30

 

Nome Utente: Federico Maria Giuliani 

 

Commento: Vivissimi complimenti. Sei molto bravo.
Teniamoci in contatto.
Tante cordialità,
Federico


 

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